CONOSCIAMO IL FILOMATE GIULIO PRIGIONI

giulio Gibilterra – Dialoghiamo con Giulio Prigioni, docente, diplomatico, attivista no-profit, che senza errori potremmo finire uno “storico della filomatia” in quanto da anni si occupa di raccogliere materiale storico sulla storia dei filomati.

 

Prof. Prigioni, attualmente lei di cosa si occupa?

 

Faccio da quasi tre anni il ricercatore dialogante free lance in giro per il mondo e, credetemi, sto imparando molto, molto più di quanto pensassi di riuscire a fare. Infatti pur con le mie diverse specializzazioni in diplomazia culturale, economica e umanitaria, le realtà con le quali mi devo continuamente confrontare in Ucraina piuttosto che in Cina, negli Stati del Golfo o in India, a Madeira o a Gibilterra, in Argentina, in Uruguay o in Spagna, a Londra come a Parigi, sono quasi sempre nuove ed intriganti in virtù della mia innata curiosità di conoscere e capire anche  la società che sta dietro ad ogni persona che ho l’ opportunità di incontrare. In poche parole mi occupo di geo-politica attiva avendo sempre ben presente  l’ imprescindibile elemento storico e sociale dell’ area in cui sto operando. Cerco in tal modo di seguire l’ insegnamento del mio grande maestro e professore di storia economica, Carlo Maria Cipolla, conosciutissimo nel mondo intero soprattutto per il suo best seller “ allegro ma non troppo “ : un breve ma pregnante trattato sulla stupidità umana che consiglierei a ognuno di leggere e di meditare.

Lei ha avuto, in passato, un ruolo di rilievo nella diplomazia italiana, quale?

Sì, certamente. Ho servito il mio Paese come diplomatico per quarant’ anni. Se mi chiedete se ho fatto una classica carriera “ alla grande “, come viene intesa da diversi  miei colleghi, vi devo almeno in parte deludere. Ho avuto invece una carriera interessantissima in particolare negli ultimi venti anni perché molto attiva e partecipativa sia con gli italiani che vivono all’ estero sia con la popolazione dei vari Paesi dove venivo inviato come Console generale, come Delegato o come Ambasciatore. Lo testimoniano ancora oggi le numerose pubblicazioni e trasmissioni bilingui che circolano a San Francisco e nella Silicon Valley sulle realizzazioni della co-gestita Fondazione amici dell’ Italia; a Monaco di Baviera, nelle Università e nelle Camere di commercio, italiane e non,  circa i miei interventi e i miei studi sulla creatività e l’ innovazione protetta; fino a quelle a Vilnius e a Minsk dove ho conosciuto e amato nel mio incarico di Ambasciatore d’ Italia due popoli meravigliosi, quello lituano e quello bielorusso, forse ancora oggi geograficamente distanti ma da secoli storicamente e culturalmente così vicini all’ Italia.

 

 

Come mai si è interessato alla filomazia e, successivamente, anche alla sua componente associazionistica?

 

Il tutto è nato nel corso della stesura della nostra ( mia e del co-autore ) ricerca sulle relazioni italo-lituane fra le due guerre allorquando scoprimmo con nostra grande sorpresa un fatto all’ apparenza incomprensibile accaduto subito dopo la chiusura della Conferenza di pace di Parigi all’ inizio degli anni venti del secolo scorso. Le due nazioni sorelle, per secoli unite, Polonia e Lituania, che avevano, dopo più di un secolo, ritrovato la tanto agognata libertà, divenivano invece le più acerrime nemiche a causa del fatto che la Polonia aveva occupato e annesso la città di Vilnius, antica capitale della Lituania. Nell’ approfondire tale increscioso caso, che obbligò, tra l’ altro, la Lituania a spostare fino allo scoppio della seconda guerra mondiale la propria capitale a Kaunas, seconda città del Paese, emerse con tutta evidenza il ruolo svolto per secoli dalla prestigiosa università di Vilnius ( la più antica e per lungo tempo l’ unica nel mondo slavo ) come centro primario di cultura in lingua polacca più che latina. Lì studiò il grande poeta e scrittore Adam Mickiewicz e lì fondò con altri studenti il movimento dei filomati nel 1817 ( mentre a Varsavia nasce la prima Università e a Parigi la Banca Rotschild ) che, pur rifacendosi alla filosofia di Ipazia di Alessandria, propugnava idee nuove di solidarietà internazionale, di difesa dei popoli-nazione e la peculiarità dell’ etica nella politica e nella politica economica. Da tutto ciò, il passo per noi è stato breve per risalire all’ accademia dei filomati lucchesi del 1826 e alla partecipazione di quei patrioti al risorgimento italiano insieme al movimento e ai volontari di Mickiewicz, conosciutissimo in Europa e in particolare in Italia e a Parigi. La sua poesia e azione si incontrarono e si fusero con il pensiero e l’ azione di Mazzini e di Tommaseo.

L’ associazione filomati attuale dovrebbe a mio avviso riprendere e far proprie  quelle idee delle accademie madri completandole oggi con l’ esaltazione del talento individuale, della trasparenza, della tolleranza e della tecnologia, le quattro T necessarie alla crescita globale e sostenibile.

Lei si è interessato di recente alla costituzione del gruppo dei filomati a Lucca, ma sappiamo che lavora per costituirne uno anche in Polonia. Perchè proprio a Vilnius?

Vilnius, che è tornata ai giorni nostri ad essere la capitale della Lituania, e in particolare la sua università , è stata la culla dei filomati di Mickiewicz , che furono pochi anni dopo ( 1823 ) condannati dai tribunali della Russia occupante per le loro idee liberali e internati nelle fortezze zariste degli Urali ad eccezione del poeta scrittore che fu condannato all’ esilio a San Pietroburgo da dove poi fuggì prima a Parigi poi in Italia, ( interessante risulta essere quella litografia pubblicata a Parigi nel bellissimo libro in lingua francese a lui dedicato in occasione del bicentenario della nascita nel 1998, “ le verbe et l’ histoire: Mickiewicz, la France et l’ Europe, tisser l’ amour “ dove viene raffigurato Mickiewicz mentre arringa la folla dal balcone di un noto palazzo di Firenze nel 1849 ).

Lucca, d’ altro canto, ha visto nascere nel 1826 l’ Accademia dei filomati nel posto dove oggi sorge il teatro “ il giglio “ i cui membri furono in gran parte condannati nei decenni seguenti fino alla chiusura forzata del 1857 alla vigilia della nostra più fortunata seconda guerra di indipendenza.

Sono pertanto queste due città che hanno visto nascere e svilupparsi il pensiero e l’ azione dei patrioti martiri filomati, ancora oggi nostra fonte di ispirazione e di esempio, che dovrebbero veder risorgere le due Accademie-madri, novelli fari interattivi del mondo latino e del mondo slavo, in grado di dare anche un movente storico alla crescente domanda di partecipazione proveniente soprattutto dal mondo giovanile e cosmopolita.

 

Perchè qualcuno oggi dovrebbe interessarsi ai filomati?

Mai come oggi si registra in Europa la necessità di rivitalizzare le idee e le speranze che hanno fatto grande il nostro sub-continente. Quelle dei filomati vi appartengono. Mickiewicz, conosciutissimo in Europa e in Italia soprattutto nella prima metà dell’ Ottocento, è un grande poeta e scrittore ma anche un politico visionario e profetico. Infatti egli ci insegna ancor oggi a lottare in nome della giustizia e dell’ eticità per una vera Europa di popoli-nazioni , liberi e solidali, per la comprensione e l’ osmosi fra Oriente e Occidente, additandoci ancora oggi come  unico obiettivo il perseguimento di un sempre più equo progresso, sostenibile e completo, a beneficio di tutti.

La ringraziamo per averci concesso questa breve intervista.

 

 

Giulio   Prigioni                                                                   Gibilterra, 28 marzo 2013

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